Nato nel nel distretto di Yamakawa-Cho a Shuri (Okinawa) nel 1868, Gichin Funakoshi è da tutti riconosciuto come il padre del karate moderno (anche se in realtà, nel merito, questo accreditamento andrebbe conferito molto di più al suo maestro Itosu Ankō), e di certo è stata una delle figure chiave nella divulgazione del karate in Giappone.
Quando, da Okinawa, Funakoshi si trasferì a Tōkyō nel 1922, egli insegnava originariamente 15 kata (anche se è stato ipotizzato che probabilmente ne conoscesse di più); gli stessi 15 kata di allora, formano il curriculum ufficiale (o meglio il sistema stilistico) dello Shōtōkai: Heian Shodan, Heian Nidan, Heian Sandan, Heian Yondan, Heian Godan, Tekki Shodan, Tekki Nidan, Tekki Sandan, Bassai Dai, Kankū Dai, Hangetsu, Gankaku, Jūtte, Jion, Empi.
Dando un’occhiata al sistema stilistico dell’attuale scuola Shōtōkan (JKA), si può immediatamente notare come esso comprenda molti kata in più (quasi il doppio). Sicuramente essi sono stati introdotti col tempo (e da fonti diverse da Funakoshi), ciò che è certo è che Gichin Funakoshi portò con sé da Okinawa solo i 15 kata sopraelencati. Cerchiamo di indagare meglio.
Il 6 Maggio 1922 Funakoshi giunse a Tōkyō per effettuare una dimostrazione di karate, in occasione della prima esibizione di arti marziali organizzata dal Ministero dell’Educazione. L’idea di Funakoshi era quella di tornare ad Okinawa dopo pochi giorni, ma visto il grande successo della dimostrazione e spinto dalle richieste di avere maggiori informazioni riguardo la sua arte (il karate era ancora praticamente sconosciuto in Giappone), Funakoshi rimase a Tōkyō e scrisse (in un mese o poco più!) quella che sarà la prima opera sull’arte marziale di Okinawa, “Ryūkyū Kenpō: Tōde” / 琉球拳法 唐手. In questa sua prima opera elenca una serie di 32 kata che definisce come “comunemente praticati allora” (è interessante notare come i kata elencati provengono dalle aree di Shuri, Tomari e Naha):
Pinan 1-5 (平安 初五段)
Naihanchi 1-3 (ナイハンチ 初三段)
Passai dai, shō (パッサイ 大小)
Kōsōkun dai, shō (公相君 大小)
Gojūshiho (五十四歩)
Sēshan (セーシャン)
Chintou (チントウ)
Chintē (チンテー)
Jīn (ジーン)
Jitte (ジッテ)
Jion (ジオン)
Wānshu (汪輯)
Wandau (ワンダウ)
Rōhai (ローハイ)
Juumu (ジュウム)
Wandou (ワンドウ)
Sōchin (ソーチン)
Nijushi (二十四)
Sanjuroku (三十六)
Hyakureihachi (一百零八)
Wankuwan (ワンクワン)
Kokan (コカン)
Unshu (雲手)
Sanshintō (三進等)
Nello stesso libro, però, ne analizza solo 15 (dividendoli in Shorin e Shorei), esattamente quelli del curriculum Shōtōkai. Sfortunatamente nel 1923, il tragico terremoto di Kantō distrusse i “master” originali di “Ryukyu Kenpō: Tōde”, quindi Funakoshi tornò alla carica con una nuova pubblicazione, che vide la luce nel 1925 col titolo di “Rentan Goshin Tōde-jutsu” / 錬胆護身唐手術. Si tratta sostanzialmente di una riedizione migliorata del libro precedente, in cui il cambiamento più vistoso è dettato dall’uso di svariate foto in cui Funakoshi viene immortalato durante l’esecuzione delle tecniche e dei kata. Anche in questo libro, all’interno del paragrafo intitolato “Varie forme”, Funakoshi elenca gli stessi 32 kata riportati nel libro precedente, ma di nuovo ne analizza e ne spiega nel dettaglio solamente 15: guarda un po’, gli stessi dell’attuale sistema stilistico Shōtōkai. Nel dettaglio, il paragrafo in questione riporta il seguente testo:
“Gli antichi maestri limitavano le forme approfondendole, mentre i praticanti moderni sono più versatili ma superficiali. Le forme comunemente praticate oggi sono il Pin’an in cinque fasi, Naihanchi in tre fasi, Passai, diviso in Dai e Sho, Kushanku, anch’esso diviso in Dai e Sho, e varie forme individuali come Gojushiho, Sehshan, Chinto, Chinteh, Ji-in, Jitte, Jion, Wanshu, Wandau, Rohai, Jiyumu, Wando, Sochin, Nijushi, Sanjuroku, Hyaku-rei-hachi, Wanku-un, Kohan, Unshu e Sanshinto“.
La dicitura “forme comunemente praticate oggi” chiarisce che Funakoshi conosceva al tempo i nomi delle forme elencate, ma non necessariamente che li praticasse tutti né che li conoscesse nel dettaglio (cioè le applicazioni pratiche).
Dieci anni dopo (1935), Funakoshi pubblica il suo libretto tecnico per eccellenza: “Karate-dō Kyōhan” / 空手道教範 . In questo libro l’elenco dei 32 kata sparisce, mentre la spiegazione dei 15 kata illustrati viene migliorata; inoltre i nomi degli stessi kata vengono cambiati per essere più conformi alla lingua (e cultura) Giapponese. Quindi sappiamo per certo, documenti scritti alla mano, che fino al 1935 Funakoshi (che aveva 67 anni) insegnava e aveva profonda conoscenza dei 15 kata dello Shōtōkai.
Qualcosa però cambiò con l’ultimo libretto tecnico che Funakoshi pubblicò nel 1943: “Karate-dō Nyūmon” / 空手道入門. Funakoshi scrisse che “in questo periodo allo Shōtōkan stiamo studiando ed esaminando i seguenti kata”, per poi riportare un elenco di forme in cui compaiono nomi fino ad allora sconosciuti in ambito Shōtōkan: Bassai shō, Kwanku shō, Meikyō, Hakkō, Kiun, Shōto, Shōin, Hōtaku, Shōkyō. Queste forme erano già state elencate nei libri del 1922 e 1925 (sotto nomi diversi, rispettivamente: Passai shō, Kōsōkun shō, Rōhai, Sōchin, Unshu, Wankuwan, Chintē, Gojūshiho, Jīn), ma non erano mai state spiegate ed analizzate. Quindi, quando Funakoshi scrive “in questo periodo allo Shōtōkan stiamo studiando ed esaminando i seguenti kata”, significa che queste forme non erano mai state praticate né insegnate fino ad allora nello Shōtōkan. Ma da dove provengono questi kata? Chi li ha portati nello Shōtōkan, e da quali fonti? Fino ad oggi diverse scuole come la JKA ed i suoi derivati non hanno mai esplicitato l’evoluzione del proprio sistema stilistico, evitando di fornire spiegazioni in merito a come i kata sopraelencati furono inclusi nel loro stile.
La risposta breve è che questi kata furono insegnati da Kenwa Mabuni (fondatore dello Shitō-ryū) ad alcuni allievi anziani di Funakoshi. Per una disamina più approfondita si può fare riferimento alle seguenti fonti:
– Randall G. Hassell, “Shōtōkan Karate: Its History and Evolution (1984)”. Nell’intervista a Sensei Masatoshi Nakayama, il maestro confessa che lui e Gigō Funakoshi si recarono da Kenwa Mabuni prima della seconda guerra mondiale per imparare buona parte dei kata “incriminati”.
– Damian Chambers, “Kenwa Mabuni the founder of Shōtōkan?“. Nell’intervista a Kenzo Mabuni (terzogenito di Kenwa Mabuni), il maestro afferma che Gichin Funakoshi, assieme a Masatoshi Nakayama e Isao Obata (due suoi allievi anziani), andò ad allenarsi nel dōjō di Kenwa Mabuni nel 1945.
– Il “Sistema Tecnico dello Shōtōkan-ryū” di Shinkin Gima (1986)
Ora, non c’è nulla di male se gli istruttori anziani Shōtōkan (JKA) andarono ad imparare nuovi kata da Kenwa Mabuni o li importarono da altre fonti, ma non capisco queste remore nel rivelarne l’esatta provienienza.
Per quanto mi riguarda, sono orgoglioso che il sistema stilistico Shōtōkai rappresenti una continuazione reale del sistema stilistico di Gichin Funakoshi (…si lo so che però i kata sono stati un po’ modificati, l’importante è prenderne coscienza e saper “leggere” le modifiche), proprio quello che O-Sensei portò da Okinawa esattamente 95 anni fa.
“Quindi, la prossima volta che vuoi chiedere al tuo maestro Shōtōkan delucidazioni riguardo l’origine dei kata Unsu, Gojushiho o Wankan (magari in preparazione di una gara)… BUONA FORTUNA.”
© 2017, Matteo Muratori. All rights reserved.
PS: ho concentrato la disamina solo verso i kata classici/antichi (koryu-gata), lasciando volutamente da parte i kata Taikyoku, Ten No kata, Chi No kata e Gin No kata che meriterebbero una disamina a parte.