Un’applicazione interessante

Durante questa quarantena forzata ho trovato il tempo di “risfogliare” il mio amato Kenpō Gaisetsu, e soffermarmi maggiormente sul capitolo intitolato Kumite (組手). Andando nel dettaglio, questo capitolo è suddiviso a sua volta in sottosezioni, ognuna delle quali si focalizza su un tema specifico:

  • 1. Uchi uke (一、内受)
  • 2. Soto uke (二、外受)
  • 3. Shita (Gedan) uke (三、下受)
  • 4. Age uke (四、上受)

Ogni sottosezione è accompagnata da una serie di esercizi (applicazioni) da eseguirsi in coppia; uno di questi ha attirato particolarmente la mia attenzione.

B、相手は左拳を以て我が顔面に突き来る時、我は左手を以て外受すると共に我は左手を以て相手の左手首を握り、我の右手は相手の左肘を摑む。それと同時に我は右足裏を以て相手の左足膝を踏み折る。

“B. Quando l’avversario mi attacca il viso con il pugno sinistro, ricevo esternamente (soto uke / 外受) con la mano sinistra e afferro il polso sinistro del mio avversario con la mano sinistra, e la mia mano destra afferra il gomito sinistro del mio avversario. Contemporaneamente, do un calcio al ginocchio sinistro del mio avversario con la pianta del piede destro.” – Kenpō Gaisetsu (1930)

Come si può facilmente intuire, questa applicazione compare nella sottosezione intitolata Soto Uke (外受). Si tratta senza dubbio di un’applicazione molto semplice, ma si presta bene per una serie di considerazioni interessanti.

Prima di tutto il gergo, nel senso dei nomi usati per le tecniche. Soto uke non è usato per indicare una parata specifica (come è stata codificata in molti stili di Karate moderno e di stampo Giapponese), bensì indica da quale parte, rispetto all’attacco, ci si va a posizionare e ricevere. Questo fa perfettamente il paio con quanto scriveva Kenwa Mabuni nel suo libro “Kōbō Kenpō Karate-Dō Nyūmon”.

Secondo Kenwa Mabuni, uchi uke (内受) e soto uke (外受) non rappresentano la direzione della “parata” (cioè dall’interno verso l’esterno e viceversa). Indicano piuttosto la propria posizione rispetto all’avversario (敵 / teki, “nemico”). E’ considerata uchi uke fintanto che si è all’interno dell’avversario, ed è considerata soto uke fintanto che ci si trova all’esterno dell’attacco. Kōbō Kenpō Karate-Dō Nyūmon (1938)

Il secondo aspetto interessante dell’applicazione mostrata nel libro, è che essa rivela una chiave di lettura dei kata (解裁の原理) del tutto neglettata dal Karate tradizionale Giapponese: si calcia solo dopo essersi assicurati una presa stabile sull’avversario. In questo modo, la rottura della struttura e dell’equilibrio dell’aggressore, dovuta all’azione del calcio, non avrà alcuna conseguenza negativa su di noi (ad esempio un brutto contro-sbilanciamento nel caso di una forte differenza di peso o di una distanza troppo corta), mentre avrà conseguenze peggiorative per l’avversario (gli “cadremo addosso”, sfrutteremo il nostro peso per destrutturarlo ulteriormente).

La terza considerazione da fare, è che l’esercizio mostra un utilizzo sensato della tanto mal compresa e vituperata kakiwake-uke. Anzi, si può dire senza alcun dubbio che l’applicazione mostrata in Kenpō Gaisetsu sia un’applicazione del tutto legittima e funzionale dell’omonimo passaggio presente nei kata Heian Yondan e Jion.

Dal punto di vista della MTC (Medicina Tradizionale Cinese), l’applicazione induce una sollecitazione contemporanea dei meridiani di Cuore e Polmone (che, secondo gli effetti marziali della MTC, dovrebbe portare a un depauperamento energetico), eseguita durante l’afferramento del polso dell’avversario. Contemporaneamente, le dita della mano che controlla il gomito possono eseguire una pressione dolorosa sul meridiano dell’Intestino Crasso (muscolo brachioradiale, LI 10 e LI 11).


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