Nage-waza e Shōtōkai: sempre insieme, eternamente divisi – Parte 1

Le tecniche di proiezione (投技 / nage-waza) rappresentano da sempre un importante tassello nella formazione di ogni karateka. Di per sé non costituiscono una forma principale di autodifesa, ma sono comunque una componente vitale che può affiancare e completare le tecniche ad impatto percussivo (atemi). Indipendentemente dallo stile di karate o dalla politica delle varie associazioni, le tecniche di proiezione dovrebbero comunque essere allenate un minimo, se non altro per approfondire e “gustarsi” meglio i propri kata.

Sono certo che qualcuno potrebbe obiettare e bofonchiare qualcosa del tipo “ma cosa stai dicendo?!? le proiezioni non fanno parte del karate!” oppure “è karate, mica judo!”
Per analizzare meglio la situazione, vorrei cominciare con una domanda chiara: per quale motivo in ambito Shōtōkai, da sempre una tra le più fedeli associazioni di karate in continuazione con Gichin Funakoshi, non si fa cenno alle tecniche di proiezione che il maestro ci ha lasciato nei suoi libretti tecnici? Capisco che la domanda possa sembrare imbarazzante, ma è davvero sincera e non vuole essere una critica irrispettosa. Tuttavia credo sia necessario porla ad alta voce, da allievo spero vivamente che giunga “ai piani alti” e confido che in un futuro vicino torneremo a praticare nel dōjō tutte e 10 le tecniche di proiezione che Sensei Funakoshi ci ha lasciato.

Nel karate esistono anche le tecniche di proiezione…Le tecniche di proiezione erano praticate ai miei tempi, e raccomando che vadano riconsiderate.” – Shigeru Egami, “The Heart of Karate-dō”, Kōdansha Editrice

Per il futuro, sarà opportuno dare maggiore attenzione alle tecniche di proiezione.” – Shigeru Egami, “La Via del Karate”, Luni Editrice

La storia recente

Iniziamo col dare un’occhiata a “Rentan Goshin Tōde-jutsu”, che Funakoshi pubblicò nel 1925 e che rappresenta un’edizione migliorata del suo “Ryūkyū Kenpō: Tōde” del 1922. In questi due libri Funakoshi descrive il karate che portò con sé direttamente da Okinawa, è quindi uno scorcio davvero interessante dell’antica pratica del karate (per come fu appresa da Funakoshi, non in termini generali) prima che venisse influenzata dalla “macchina da guerra” Giapponese.
Sfogliando “Rentan Goshin Tōde-jutsu”, ad un certo punto si arriva ad un capitoletto davvero interessante per la nostra indagine: 第七投技 / “Settimo: tecniche di proiezione”.

Rentan Goshin Tōde-jutsu, 1925. Parte 7: tecniche di proiezione.

“Al contrario del jujutsu, il karate può essere considerato un’arte ‘dura’, in cui non è fondamentale proiettare o atterrare un avversario; nondimeno, poiché la ‘durezza’ esiste in quanto esiste la ‘morbidezza’, combinare le due cose risulta senz’altro vantaggioso, e la loro istintiva fusione per adeguarsi alla forza di un avversario può dare risultati sorprendenti.”

Leggendo questa breve introduzione, è davvero istruttivo notare come Funakoshi collegasse sempre arte e spiritualità. La dualità durezza / morbidezza si rifà ovviamente a Yin / Yang e di riflesso si trasferisce sul connubio atemi / nage waza…meraviglioso. In “Rentan Goshin Tōde-jutsu” sono illustrate 6 tecniche di proiezione, interpretate da Funakoshi:

– 捻倒 / Nejidaoshi / “atterramento a torsione”
– 鎻環 / Kusariwa / “anello di catena”
– 谷落 / Tani otoshi / “caduta a valle”
– 槍玉 / Yaridama / “infilzare una palla”
– 頸環 / Kubiwa / “cerchio intorno al collo”
– 咽押 / Nodo osae / “pressione alla gola”

Ogni tecnica è descritta visivamente da una sola foto, e purtroppo anche la descrizione è scarna. Funakoshi porrà rimedio a questi piccoli inconvenienti nel suo libretto tecnico per eccellenza, “Karate-dō Kyōhan”. Nel sesto capitolo vengono introdotte le tecniche di proiezione:

“Il karare (mano vuota) può essere considerato un’arte marziale dura, mentre il judo è considerata un’arte marziale morbida. Tuttavia è ovvio che la durezza debba essere contenuta nella morbidezza, e la morbidezza dovrebbe essere contenuta nella durezza. In altre parole, per far si che la morbidezza sia completamente tale, è richiesta durezza, e per far si che la durezza diventi davvero tale, è richiesta morbidezza. Originariamente durezza e morbidezza erano un tuttuno. Questa è la ragione per cui il karate non consiste solamente di tecniche percussive (pugni, calci, spinte), ma anche di tecniche di proiezione e di manipolazione delle giunture articolari [Funakoshi usa il termine 逆手 / saka-te / gyaku-te]…ci sono diversi modi e varianti per eseguire le tecniche di proiezione e le tecniche di manipolazione articolare. Il punto è che il modo in cui si esegue una tecnica di proiezione dovrebbe cambiare a seconda dell’avversario.”

In “Karate-dō Kyōhan” Funakoshi presenta ben 9 tecniche di proiezione, alcune delle quali già presenti nel libro precedente ma con nomi (e kanji) differenti. Rimuove però Nodo-Osae (presente invece in “Rentan Goshin Tōde-jutsu”), cosìcché possiamo affermare che Funakoshi codificò per iscritto un totale di 10 nage-waza. Ecco l’elenco delle 9 tecniche di proiezione illustrate in “Karate-dō Kyōhan”, 1935:

– 屏風倒 / Byōbū daoshi / “capovolgere un paravento”
– 獨樂投 / Koma nage / “proiezione a trottola”
– 首環 / Kubiwa / “anello al collo”
– 片輪車 / Katawa guruma / “ruota deformata”
– 燕返 / Tsubamegaeshi / “rondine che ritorna”
– 槍玉 / Yaridama / “infilzare una palla”
– 谷落 / Taniotoshi / “cadere a valle”
– 腕環 / Udewa / “anello di braccia”
– 逆槌 / Sakatsuchi / “mazza inversa”

Nel suo ultimo libretto tecnico (Karate-dō Nyūmon, 1943), Funakoshi non include nessuna tecnica di proiezione, e nemmeno fa cenno a quelle già codificate nei libri precedenti. E’ il segno inequivocabile che i cambiamenti in seno allo Shōtōkan (il dōjō) stavano per prendere il sopravvento sul karate di Gichin Funakoshi.

La pratica

Dal punto di vista pratico, ogni tecnica di proiezione si compone di tre fasi didattiche:

– 崩し / Kuzushi: letteralmente significa “rompere” o “deformare la posizione” ed equivale alla fase di rottura dell’equilibrio dell’avversario; in poche parole lo sbilanciamento di quest’ultimo. Questa fase è particolarmente importante: è necessario rompere la posizione naturale dell’avversario prima di poterlo proiettare. Se l’avversario è in equilibrio (e magari pesa anche più di noi, o è più forte muscolarmente), difficilmente si riuscirà a proiettarlo.

– 作り / Tsukuri: letteralmente significa “adattare” o “adattarsi”, s’intende l’adattamento che viene effettuato da chi esegue la proiezione dopo avere spezzato l’equilibrio di chi la subisce

– 掛 / Kake: letteralmente significa “sospeso”, è l’atto stesso di proiettare l’avversario, ed è dunque l’applicazione della tecnica che conclude l’azione cominciata con il kuzushi e proseguita con lo tsukuri

Funakoshi, durante la spiegazione delle tecniche di proiezione, non si addentra nei particolari di queste tre fasi, bensì tende a sottolineare implicitamente un aspetto forse ancora più importante dal punto di vista pratico: non si proietta un avversario senza prima averlo colpito con una tecnica percussiva (in modo da causare uno shock inaspettato e rendere l’avversario vulnerabile). La sua disamina è in linea con il detto che “si colpisce per proiettare, si sbilancia per colpire”.
Daremo ora un’occhiata informale a due delle tecniche di proiezione che ci ha lasciato Funakoshi, la prima abbastanza semplice, la seconda (prevista per il prossimo articolo) un po’ più complessa. Ho scelto queste due nage-waza perché Funakoshi ci rivela esplicitamente che esse rappresentano l’applicazione (ōyō) di due movimenti appartenenti, rispettivamente, al kata Tekki Shodan e al kata Bassai Dai.

Koma nage (獨樂投 / “proiezione a trottola”)

Si tratta essenzialmente di un’applicazione del principio antico (macchina semplice) dell’asse della ruota.
Chi attacca (Funakoshi usa la parola 攻手 / seme-te, corrispondente al ruolo di Tori), esegue un attacco di pugno destro a livello chūdan; Uke riceve l’attacco con un ura-uke a mano aperta, indietreggiando col piede sinistro. Immediatamente Uke afferra con la mano destra il polso destro di Tori (quello che è stato bloccato) ed esegue due azioni preparatorie (assimilabili alla fase di Tsukuri):

– avanza col piede sinistro portandosi quasi dietro a Tori
– con la mano sinistra afferra la parte alta del braccio destro di Tori (a livello dei tendini del tricipite)

A questo punto Uke esegue due movimenti contemporanei (assimilabili alla fase di Kake):

– esegue un vigoroso hikite destro (prestando attenzione a torcere il più possibile il polso di Tori), accentuando la rotazione dell’anca (Funakoshi sottolinea per ben due volte di sfruttare il movimento di anca)
– torce in maniera solidale la parte alta del braccio di Tori

Se la tecnica è stata eseguita correttamente Tori dovrebbe rotolare a terra come una trottola (da cui il nome della tecnica). NB: per praticare questa proiezione in sicurezza, è bene che Tori sappia come cadere rotolando in avanti (mae ukemi).
Per quanto riguarda Uke, è importante sottolineare che il polso di Tori non deve mai essere lasciato (nemmeno dopo la proiezione a terra) bensì tenuto stretto al fianco: in questo modo Uke può chiudere lo scontro con una qualsiasi tecnica definitiva.
Solo ed esclusivamente in “Rentan Goshin Tōde-jutsu”, Funakoshi ci svela che questa tecnica di proiezione rappresenta un’applicazione del Tekki Shodan. Ma di quale preciso movimento? Funakoshi non lo dice, ma a me sembra il…kagi tsuki.

Rentan Goshin Tōde-jutsu, 1925. Funakoshi ci rivela che questa tecnica di proiezione è un’applicazione di Tekki Shodan.

Sempre in termini di tecniche di proiezione, nella prossima parte, parleremo (in realtà parlerà sempre Funakoshi) di Bassai Dai e…Wrestling. Li uniremo poi attraverso un pizzico di bunkai di Heian Sandan.

Luctoria: Nicolaes Petter, 1674

La proiezione appena descritta fa parte anche di un antico manuale di difesa personale, scritto da Nicolaes Petter e pubblicato due anni dopo la sua morte. Nicolaes Petter era un agiato commerciante di vini, ma è ricordato principalmente per essere un maestro di uno stile di difesa personale basato sulla lotta, chiamato Luctoria. I suoi allievi provenivano in gran parte dalle classi benestanti, e Nicolaes insegnava loro tecniche di lotta più “civilizzate” di quelle del comune wrestling. Il manuale è intitolato Klare Onderrichtinge der Voortreffelijke Worstel-Konst, che significa “Chiara istruzione nella magnifica arte della lotta”.
Nel sesto capitolo del manuale, si fa riferimento a una tecnica del tutto simile al Koma nage:

La prima presa è ad opera di F, che afferra G al torace; quindi G afferra F sotto i gomiti con la mano sinistra (fonte Wikipedia)
G colpisce la mano destra di F con la mano destra e lo torce finché F deve lasciar andare il petto di G. Il suo petto ora è libero, G gira completamente il braccio destro di F, mettendo la mano sinistra dietro il braccio di F, costringendo così F a cadere in avanti (fonte Wikipedia)

© 2017, Matteo Muratori. All rights reserved.

I 15 kata dello Shōtōkai

Nato nel nel distretto di Yamakawa-Cho a Shuri (Okinawa) nel 1868, Gichin Funakoshi è da tutti riconosciuto come il padre del karate moderno (anche se in realtà, nel merito, questo accreditamento andrebbe conferito molto di più al suo maestro Itosu Ankō), e di certo è stata una delle figure chiave nella divulgazione del karate in Giappone.

Quando, da Okinawa, Funakoshi si trasferì a Tōkyō nel 1922, egli insegnava originariamente 15 kata (anche se è stato ipotizzato che probabilmente ne conoscesse di più); gli stessi 15 kata di allora, formano il curriculum ufficiale (o meglio il sistema stilistico) dello Shōtōkai: Heian Shodan, Heian Nidan, Heian Sandan, Heian Yondan, Heian Godan, Tekki Shodan, Tekki Nidan, Tekki Sandan, Bassai Dai, Kankū Dai, Hangetsu, Gankaku, Jūtte, Jion, Empi.

Dando un’occhiata al sistema stilistico dell’attuale scuola Shōtōkan (JKA), si può immediatamente notare come esso comprenda molti kata in più (quasi il doppio). Sicuramente essi sono stati introdotti col tempo (e da fonti diverse da Funakoshi), ciò che è certo è che Gichin Funakoshi portò con sé da Okinawa solo i 15 kata sopraelencati. Cerchiamo di indagare meglio.

Il 6 Maggio 1922 Funakoshi giunse a Tōkyō per effettuare una dimostrazione di karate, in occasione della prima esibizione di arti marziali organizzata dal Ministero dell’Educazione. L’idea di Funakoshi era quella di tornare ad Okinawa dopo pochi giorni, ma visto il grande successo della dimostrazione e spinto dalle richieste di avere maggiori informazioni riguardo la sua arte (il karate era ancora praticamente sconosciuto in Giappone), Funakoshi rimase a Tōkyō e scrisse (in un mese o poco più!) quella che sarà la prima opera sull’arte marziale di Okinawa, “Ryūkyū Kenpō: Tōde” / 琉球拳法 唐手. In questa sua prima opera elenca una serie di 32 kata che definisce come “comunemente praticati allora” (è interessante notare come i kata elencati provengono dalle aree di Shuri, Tomari e Naha):

Pinan 1-5 (平安 初五段)
Naihanchi 1-3 (ナイハンチ 初三段)
Passai dai, shō (パッサイ 大小)
Kōsōkun dai, shō (公相君 大小)
Gojūshiho (五十四歩)
Sēshan (セーシャン)
Chintou (チントウ)
Chintē (チンテー)
Jīn (ジーン)
Jitte (ジッテ)
Jion (ジオン)
Wānshu (汪輯)
Wandau (ワンダウ)
Rōhai (ローハイ)
Juumu (ジュウム)
Wandou (ワンドウ)
Sōchin (ソーチン)
Nijushi (二十四)
Sanjuroku (三十六)
Hyakureihachi (一百零八)
Wankuwan (ワンクワン)
Kokan (コカン)
Unshu (雲手)
Sanshintō (三進等)

Nello stesso libro, però, ne analizza solo 15 (dividendoli in Shorin e Shorei), esattamente quelli del curriculum Shōtōkai. Sfortunatamente nel 1923, il tragico terremoto di Kantō distrusse i “master” originali di “Ryukyu Kenpō: Tōde”, quindi Funakoshi tornò alla carica con una nuova pubblicazione, che vide la luce nel 1925 col titolo di “Rentan Goshin Tōde-jutsu” / 錬胆護身唐手術. Si tratta sostanzialmente di una riedizione migliorata del libro precedente, in cui il cambiamento più vistoso è dettato dall’uso di svariate foto in cui Funakoshi viene immortalato durante l’esecuzione delle tecniche e dei kata. Anche in questo libro, all’interno del paragrafo intitolato “Varie forme”, Funakoshi elenca gli stessi 32 kata riportati nel libro precedente, ma di nuovo ne analizza e ne spiega nel dettaglio solamente 15: guarda un po’, gli stessi dell’attuale sistema stilistico Shōtōkai. Nel dettaglio, il paragrafo in questione riporta il seguente testo:

Gli antichi maestri limitavano le forme approfondendole, mentre i praticanti moderni sono più versatili ma superficiali. Le forme comunemente praticate oggi sono il Pin’an in cinque fasi, Naihanchi in tre fasi, Passai, diviso in Dai e Sho, Kushanku, anch’esso diviso in Dai e Sho, e varie forme individuali come Gojushiho, Sehshan, Chinto, Chinteh, Ji-in, Jitte, Jion, Wanshu, Wandau, Rohai, Jiyumu, Wando, Sochin, Nijushi, Sanjuroku, Hyaku-rei-hachi, Wanku-un, Kohan, Unshu e Sanshinto“.

La dicitura “forme comunemente praticate oggi” chiarisce che Funakoshi conosceva al tempo i nomi delle forme elencate, ma non necessariamente che li praticasse tutti né che li conoscesse nel dettaglio (cioè le applicazioni pratiche).

L’elenco dei kata citati da Funakoshi nel suo “Rentan Goshin Tōde-jutsu” (1925)

Dieci anni dopo (1935), Funakoshi pubblica il suo libretto tecnico per eccellenza: “Karate-dō Kyōhan” / 空手道教範 . In questo libro l’elenco dei 32 kata sparisce, mentre la spiegazione dei 15 kata illustrati viene migliorata; inoltre i nomi degli stessi kata vengono cambiati per essere più conformi alla lingua (e cultura) Giapponese. Quindi sappiamo per certo, documenti scritti alla mano, che fino al 1935 Funakoshi (che aveva 67 anni) insegnava e aveva profonda conoscenza dei 15 kata dello Shōtōkai.

L’elenco dei kata analizzati da Funakoshi nel suo “Karate-dō Kyōhan” (1935)
L’elenco dei kata analizzati da Funakoshi nel suo “Karate-dō Kyōhan” (1935)

Qualcosa però cambiò con l’ultimo libretto tecnico che Funakoshi pubblicò nel 1943: “Karate-dō Nyūmon” / 空手道入門. Funakoshi scrisse che “in questo periodo allo Shōtōkan stiamo studiando ed esaminando i seguenti kata”, per poi riportare un elenco di forme in cui compaiono nomi fino ad allora sconosciuti in ambito Shōtōkan: Bassai shō, Kwanku shō, Meikyō, Hakkō, Kiun, Shōto, Shōin, Hōtaku, Shōkyō. Queste forme erano già state elencate nei libri del 1922 e 1925 (sotto nomi diversi, rispettivamente: Passai shō, Kōsōkun shō, Rōhai, Sōchin, Unshu, Wankuwan, Chintē, Gojūshiho, Jīn), ma non erano mai state spiegate ed analizzate. Quindi, quando Funakoshi scrive “in questo periodo allo Shōtōkan stiamo studiando ed esaminando i seguenti kata”, significa che queste forme non erano mai state praticate né insegnate fino ad allora nello Shōtōkan. Ma da dove provengono questi kata? Chi li ha portati nello Shōtōkan, e da quali fonti? Fino ad oggi diverse scuole come la JKA ed i suoi derivati non hanno mai esplicitato l’evoluzione del proprio sistema stilistico, evitando di fornire spiegazioni in merito a come i kata sopraelencati furono inclusi nel loro stile.

La risposta breve è che questi kata furono insegnati da Kenwa Mabuni (fondatore dello Shitō-ryū) ad alcuni allievi anziani di Funakoshi. Per una disamina più approfondita si può fare riferimento alle seguenti fonti:

– Randall G. Hassell, “Shōtōkan Karate: Its History and Evolution (1984)”. Nell’intervista a Sensei Masatoshi Nakayama, il maestro confessa che lui e Gigō Funakoshi si recarono da Kenwa Mabuni prima della seconda guerra mondiale per imparare buona parte dei kata “incriminati”.
– Damian Chambers, “Kenwa Mabuni the founder of Shōtōkan?“. Nell’intervista a Kenzo Mabuni (terzogenito di Kenwa Mabuni), il maestro afferma che Gichin Funakoshi, assieme a Masatoshi Nakayama e Isao Obata (due suoi allievi anziani), andò ad allenarsi nel dōjō di Kenwa Mabuni nel 1945.
– Il “Sistema Tecnico dello Shōtōkan-ryū” di Shinkin Gima (1986)

Ora, non c’è nulla di male se gli istruttori anziani Shōtōkan (JKA) andarono ad imparare nuovi kata da Kenwa Mabuni o li importarono da altre fonti, ma non capisco queste remore nel rivelarne l’esatta provienienza.
Per quanto mi riguarda, sono orgoglioso che il sistema stilistico Shōtōkai rappresenti una continuazione reale del sistema stilistico di Gichin Funakoshi (…si lo so che però i kata sono stati un po’ modificati, l’importante è prenderne coscienza e saper “leggere” le modifiche), proprio quello che O-Sensei portò da Okinawa esattamente 95 anni fa.

“Quindi, la prossima volta che vuoi chiedere al tuo maestro Shōtōkan delucidazioni riguardo l’origine dei kata Unsu, Gojushiho o Wankan (magari in preparazione di una gara)… BUONA FORTUNA.”

© 2017, Matteo Muratori. All rights reserved.


PS: ho concentrato la disamina solo verso i kata classici/antichi (koryu-gata), lasciando volutamente da parte i kata Taikyoku, Ten No kata, Chi No kata e Gin No kata che meriterebbero una disamina a parte.

Il “Sistema Tecnico dello Shōtōkan-ryū”

Di seguito ho il piacere di pubblicare la traduzione, in lingua italiana, dell’articolo “The Technical System of Shōtōkan-ryū”, scritto dal noto ricercatore Andreas Quast. L’articolo originale, in lingua inglese, si trova al seguente indirizzo: http://ryukyu-bugei.com/?p=6610. La seguente traduzione viene pubblicata con l’esplicito consenso dell’autore originale, eventuali errori di traduzione sono da imputare solamente al sottoscritto. Le note del traduttore sono riportate tra parentesi quadre con la dicitura [NdT].


Il “Sistema Tecnico dello Shōtōkan-ryū” fu pubblicato come appendice del libro scritto da Gima Shinkin [NdT 儀間 真謹 conosciuto anche col nome di Gima Makoto] e Fujiwara Ryōzō, intitolato “Taidan – Kindai Karate-dō no Rekishi wo Kataru” [NdT che significa “Resoconto dettagliato sulla storia del karate moderno – Dialogo fra Fujiwara and Gima”] e pubblicato da “Bēsubōru Magajin-sha”, Tōkyō 1986.

Gima Shinkin (1896-1989) nacque ad Okinawa e studiò sotto la guida di Itosu Ankō e Yabu Kentsū. Dopo il diploma si trasferì a Tōkyō per studiare all’Università di Economia della capitale [NdT la futura Università Hitotsubashi]. Susseguentemente incontrò Funakoshi Gichin e ne diventò il più originale dei suoi allievi Giapponesi.

Quando Funakoshi andò a Tōkyō durante il 1922 [NdT nel mese di Maggio], Gima Shinkin era già una cintura nera di jūdō. Difatti, le famigerate “nove proiezioni perdute” di Funakoshi potrebbero essere delle versioni rielaborate di alcune proiezioni del jūdō o del jūjutsu, come nel caso di Byōbu-daoshi (= Ō-soto-gari), Ude-wa (= Morote-gari), o Yari-dama (= Kakae-nage). Peraltro, queste tecniche di proiezione non furono mai effettivamente “perdute”, ma furono tramandate nella scuola Shōtōkan-ryū di Gima.

Quando Kanō Jigorō [NdT il fondatore del Jūdō] invitò Funakoshi a presentare il Karate presso il Kōdōkan nel 1922, Gima fu il partner di Funakoshi per la dimostrazione. Gima, che era già una cintura nera di jūdō, aveva [NdT nel senso di ‘si era portato con sè’] una uniforme da jūdō con tanto di cintura nera, ma Funakoshi non aveva nessuna delle due [NdT a quel tempo l’arte del karate non faceva ancora parte del Budō, quindi non vi era nessuna codifica formale per l’abbigliamento, i gradi e il sistema delle cinture]. Invece, Funakoshi aveva preparato un’uniforme per se stesso e per Gima la notte precedente la dimostrazione, cosicchè le indossarono il giorno seguente. A Funakoshi fu inoltre data una cintura nera su ordine di Kanō [NdT in questo senso si può dire che Funakoshi sia stato la prima cintura nera di Karate in assoluto]. Questo dovrebbe essere sufficiente a dimostrare quanto Gima fosse vicino a [NdT nel senso di importante per, rispettato da] Funakoshi.

Gima fu altresì attivo nel periodo post-bellico (anni ’60) per quanto riguarda la rinascita del Karate, in importanti associazioni. Ma non ebbe molto seguito [NdT nell’articolo originale viene usato il termine ‘mainstream’] ed infatti tutti gli studenti anziani, uno dopo l’altro, abbandonarono il “movimento di Karate” principale del tempo. Furono coloro che non solo “persero” le nove proiezioni di Funakoshi ma aggiunsero kata a piacimento, crearono, abbandonarono e aggiunsero ciò che volevano o di cui avevano bisogno per reclamare medaglie e fama, confusero Dai [NdT 大] e Sho [NdT 小] continuamente [NdT l’autore si riferisce ai vari kata Passai/Bassai, Kankū/Kūsankū, etc] e ancora oggi non sono in grado di dare spiegazioni convincenti, lasciando milioni di Karateka occidentali interessati in un limbo di ignoranza e continuando ad atteggiarsi come pavoni.

Ebbene, la descrizione offerta da Gima nel suo “Sistema Tecnico dello Shōtōkan-ryū” permette di effettuare una semplice comparazione [NdT rispetto, ad esempio, all’attuale sistema stilistico Shōtōkan della JKA]. Per esempio, i seguenti 15 Kata sono i soli descritti da Gima e Fujiwara nel 1986. Non c’è alcun dubbio in merito che questi fossero gli unici e soli Kata insegnati da Funakoshi. Così la prossima volta puoi chiedere al tuo maestro delucidazioni riguardo l’origine dei kata Unsu, o Gojushiho (Dai e Sho), Passai Sho, Wankan… Buona fortuna.

Kata (15 tipi)

Heian Shodan 平安初段
Heian Nidan 平安二段
Heian Sandan 平安三段
Heian Yondan 平安四段
Heian Godan 平安五段.
Bassai (Passai Dai) 抜寒 (パッサイ・大)
Kankū (Kūsankū) 観空 (クーサンクー)
Enpi (Wanshū) 燕飛 (ワンシュウ)
Gankaku (Chintō) 岩鶴 (チントウ)
Jitte 十手 (ジッテ)
Hangetsu (Sēshan) 半月 (セーシャン)
Tekki Shodan (Naihanchi) 鉄騎初段 (ナイハンチ)
Tekki Nidan 鉄騎二段
Tekki Sandan 鉄騎三段
Jion 慈恩 (ジオン)

Oltre a questi, ci sono 6 posizioni, 14 tecniche di mano, 15 tecniche di piede, 33 tipi di kumite base [NdT eseguiti a coppia con un partner], 6 tipi di iaidori [NdT tecniche eseguite da seduti], le 9 proiezioni “perdute”, 5 difese contro il pugnale, 3 tecniche contro la spada lunga, 6 tecniche contro il bastone lungo [NdT rokushakubō, il bastone lungo circa 180cm], 14 tecniche di autodifesa per le donne e 40 punti vitali.