Funakoshi e il kyūsho

Il termine kyūsho / 急所 significa “punto di pressione”, ne consegue che il kyūsho-jutsu / 急所術 è l’arte di colpire e manipolare i punti di pressione presenti nel corpo umano al fine di provocare determinate reazioni. Nella lingua cinese ci si riferisce allo stesso concetto usando i termini dim mak / 點脈 o in alternativa diǎnxué / 點穴.

Ovviamente dal punto di vista marziale, le reazioni che vogliamo provocare con la manipolazione dei punti di pressione possono variare dalla semplice stimolazione dolorosa (in modo da indurre, ad esempio, riflessi di ritrazione da dolore e sfruttarli a nostro vantaggio), fino a provocare danni fisici molto seri.

In questo articolo non mi addentrerò nella teoria che sta alla base della Medicina Tradizione Cinese (i 5 elementi, legge di generazione, legge di dominazione, ecc), ma cercheremo di dare un’occhiata e capire se Gichin Funakoshi avesse o meno consapevolezza dei punti di pressione. E per farlo partiamo da una foto.

Gichin Funakoshi all’età di circa 80 anni.

Innanzitutto notiamo l’uso del nakadaka-ken (tuttora praticato all’interno della scuola Shōtōkai) come arma anatomica privilegiata per colpire un punto preciso: Intestino Tenue 18. Con la mano sinistra Funakoshi afferra il polso destro dell’attaccante, in una posizione tale per cui il pollice di Gichin preme su un altro punto ben specifico: Cuore 5. I meridiani del Cuore e dell’Intestino Tenue sono considerati una coppia yin/yang (organi/visceri) nella MTC: attaccare entrambi questi meridiani contemporaneamente equivale a cortocircuitare i canali positivi e negativi del corpo.

Ma come si suol dire, “una rondine non fa primavera”. Andiamo quindi a dare un’occhiata al libretto tecnico per eccellenza che Funakoshi Sensei pubblicò nel 1935: Karate-Dō Kyōhan. Sfogliando la sezione del kumite, scopriamo subito che Funakoshi fa un uso quasi sistematico dei punti di pressione, citandoli col loro “nome e cognome”: Funakoshi esprime cioè i punti da colpire usando la terminologia specifica del kyūsho. Ecco alcuni esempi.

Funakoshi indica di colpire con una gomitata (臂 / hiji) il punto 水月 / Suigetsu.
Funakoshi indica di colpire col piede sinistro il punto 明星 / Myōjō.

Per finire, un grande classico che compare tantissime volte nel libro.

In tante applicazioni di kumite Funakoshi indica di colpire il punto 人中 / Jinchū.

Nella parte conclusiva di Karate-Dō Kyōhan, Funakoshi dedica un intero capitolo ai punti di pressione, elencandone 40 (suddivisi in 30 per la parte frontale del corpo e 10 per la parte posteriore) con una brevissima spiegazione per ognuno di loro. Nella fattispecie, per ogni punto indica dove è collocato, la parte anatomica di riferimento e le possibili conseguenze dovute alla sua pressione/sollecitazione.

A parte il punto 人中, risulta molto interessante notare come Funakoshi usi la terminologia tipica del jūjutsu Giapponese, e non della MTC. In relazione ai tre punti mostrati, riporto la loro scrittura con entrambe le modalità, assieme ai rispettivi riferimenti anatomici:

Nome meridianoMTCJūjutsu
(Funakoshi)
Rif. anatomico
Vaso Governatore 26
(GV 26)
人中
(Rén zhōng)
人中
(Jinchū)
(Centro dell’Uomo)
Prolabio
Vaso Concezione 14
(CV 14)
巨阙
(Jù quē)
水月
(Suigetsu)
(Acqua-Luna)
Plesso solare
Vaso Concezione 4
(CV 4)
关元
(Guān yuán)
明星
(Myōjō)
(Stella brillante)
Basso addome, area
innervata dal nervo
cutaneo anteriore
Funakoshi indica i punti di pressione usando la terminologia del jūjutsu Giapponese
柔術教科書 / Jūjutsu kyōkasho (Manuale di Jūjutsu), scritto da Yoshinari Iguchi, 1912. La figura mostra i punti di pressione (più comuni) nella parte frontale del corpo umano (當身正面の圖 ). Ho evidenziato i tre punti già citati da Funakoshi, a controprova che il maestro usò effettivamente la terminologia del jūjutsu Giapponese.

La scrittura usata da Funakoshi per i punti di pressione ci porta a pensare fortemente che i diagrammi dei punti vitali che Gichin ha inserito nel suo Karate-Dō Kyōhan provengono da Hironori Ōtsuka (il futuro fondatore del Wadō-ryū), che al tempo era suo allievo. Infatti Ōtsuka nel 1912 ricevette da Nakayama Tatsusaburo il menkyo kaiden (免許皆伝 / certificato di piena trasmissione) nell’arte dello Shindō Yōshin-ryū jūjutsu.

In conclusione possiamo affermare con discreta sicurezza che Gichin Funakoshi fosse stato istruito nell’arte dell’uso dei punti di pressione dai suoi maestri, ma quando si trattò di scrivere il suo libretto tecnico per eccellenza usò la terminologia tipica del jūjutsu Giapponese (e non quella della MTC). D’altronde bisogna ricordare che Funakoshi era fortemente coinvolto e motivato nella sua crociata di diffusione dell’arte di Okinawa (Karate) in terra madre, perciò l’uso di una scrittura tipicamente Giapponese e non Cinese poté senza dubbio facilitare l’adozione del suo manuale tecnico da parte del popolo marziale Nipponico.

Karate Kenpō

Per curiosità ho voluto dare un’occhiata a questo libro scritto da Mutsu Mizuho e pubblicato nel 1933 (quindi solo due anni prima di Karate-Dō Kyōhan). Come ho già avuto modo di scrivere, Mutsu è stato allievo di Funakoshi e di Ōtsuka, le storie di questi tre personaggi si sono intrecciate all’Università Imperiale di Tōkyō verso la fine degli anni ’20 per poi separarsi definitivamente l’uno dagli altri verso le fine degli anni ’30:

  • a cavallo tra il 1936 e 1937 Mutsu fu costretto a dimettersi dal ruolo di Shihan del club di Karate dell’Università Imperiale di Tōkyō per aver usato senza permesso il nome della Karate Kenkyūkai durante l’annuncio della sua candidatura politica per la “Camera bassa”.
  • nel 1938 Hironori Ōtsuka registrerà il proprio stile di Karate (presso il Dai Nippon Butoku Kai) col nome di Shinshū Wadō-ryū Karate Jutsu (神州和道流空手術, successivamente abbreviato in Wadō-ryū / 和道流) e fonderà la Wadō-kai (和道会), cioè l’organizzazione all’interno della Japan Karate Federation (JKF) per la pratica dello stile di Karate Wadō-ryū.
  • Funakoshi si separerà definitivamente da Ōtsuka dopo aver pubblicato Karate-Dō Kyōhan (in cui Ōtsuka compare massicciamente) per una distanza di vedute sulla pratica del Karate ormai divenuta inconciliabile; Funakoshi padre e terzogenito continueranno la loro strada verso il Dai-Nippon Karate-Dō Shōtōkan.

Ma torniamo all’opera imponente scritta da Mutsu. In questo libro l’autore dedica un’intera sezione al kyūsho-jutsu, forse la più completa del suo genere per quanto riguarda i (pochi) libri scritti prima della seconda guerra mondiale. Questa sezione comprende diversi diagrammi anatomici dei punti vitali, viene illustrato il sistema scheletrico, il sistema digestivo, il sistema circolatorio, il sistema urinario e il sistema respiratorio. Vengono forniti dettagli anche su quale arma anatomica utilizzare per colpire le aree vitali.

Karate Kenpō, diagramma dei punti vitali localizzati nella parte frontale del corpo.
Karate Kenpō, diagramma dei punti vitali relativi alla testa.

Ancora una volta notiamo che i punti vitali sono riportati usando la scrittura caratteristica delle koryū (scuole antiche) Giapponesi. Nella sezione relativa al kumite (le applicazioni a coppie), Mutsu specifica i punti da colpire usando la terminologia dei diagrammi inclusi nel libro, ma in maniera meno sistematica di quello che fece Funakoshi in Karate-Dō Kyōhan. Ecco alcuni esempi.

Karate Kenpō, in questa applicazione, viene detto di colpire col pugno destro il punto 人中 / Jinchū.
Karate Kenpō, in questa applicazione, viene detto di colpire il punto 水月 / Suigetsu.

Anche in questo caso c’è il forte sospetto che i diagrammi dei punti vitali e relativa scrittura provengano da Hironori Ōtsuka.

Conclusioni

Prima di salutarci riporto un’ultima testimonianza scritta di Mizuhiko Nakata, allievo di Chōki Motobu. Secondo quanto scritto da Mizuhiko, il maestro Motobu soleva chiamare il primo movimento (di braccia) del kata Naihanchi come “kasumi uchi” (霞み打ち), laddove il termine kasumi / 霞 indica la tempia destra ed è tipico delle koryū Giapponesi (ad esempio Shin Shindō-ryū, Kashima Shintō-ryū, Tenshin Shinyō-ryū).

本部朝基正伝―琉球拳法空手術達人 / Motobu Chōki Seiden – Ryūkyū Kenpō Karatejutsu Tatsujin. L’articolo mostrato in figura è intitolato “Delucidazioni sul Naifanchin”: in questo articolo Mizuhiko Nakata racconta che Chōki Motobu usava il termine “kasumi uchi” (霞み打ち evidenziato in blu) per la prima tecnica del kata Naihanchi.

In conclusione: probabilmente a Okinawa non esisteva una “terminologia autoctona” per i punti di pressione, cosicché è lecito pensare che per comodità fu adottata quella del Jiu-Jitsu Giapponese (d’altronde, sin dal periodo Edo, il Jiu-Jitsu Giapponese fu introdotto nel Regno delle Ryūkyū, benché non siano rimasti documenti scritti a testimonianza).


© 2020, Matteo Muratori. All rights reserved.